Assorbenti a basso costo alla Statale di Milano: quand’è che aboliamo la Tampon Tax?

L’Università degli Studi di Milano è il primo ateneo italiano a mettere a disposizione delle sue studentesse, attraverso dei distributori automatici, assorbenti a un prezzo calmierato di 20 centesimi l’uno. Per ora ne ha installati 10 nelle sue principali sedi, ossia Città Studi, via Festa del Perdono e via Conservatorio. La proposta era stata avanzata ormai quasi due anni fa dalla lista di rappresentanza studentesca Unisì – Uniti a Sinistra – al Consiglio di Amministrazione, per poi essere approvata lo scorso settembre.

Questa vittoria – sebbene parziale, dal momento che il collettivo puntava alla gratuità – si spera farà da apripista per ulteriori iniziative che inducano le istituzioni a intervenire, una volta per tutte, sulla sovratassazione dei prodotti per l’igiene femminile. In Italia, nonostante le normative dell’Unione Europea consentano la riduzione della Tampon Tax – tassa sugli assorbenti, appunto – fino a un minimo del 5% dal 2007, l’IVA imposta continua a essere del 22%, pari a quella di oggetti come gioielli, sigarette e alcolici, che nulla hanno a che vedere con un prodotto che è di prima necessità per 15 milioni di donne italiane e dovrebbe essere tassato come tale.

Così l’Italia si classifica al sesto posto per le tassazioni in materia più alte d’Europa, mentre recentemente altri paesi hanno modificato le proprie aliquote: la Germania è passata dal 19% al 7%, la Francia è arrivata al 5.5% e la Spagna le ha ridotte al 10%, con l’intenzione di abbassarle ulteriormente. Paesi come la Scozia e l’Irlanda, invece, hanno preso misure drastiche e ammirevoli: quest’ultima ha fissato la tassazione allo 0% già prima della normativa europea del 2007, mentre a febbraio 2020 la Scozia ha stabilito che gli assorbenti saranno forniti gratuitamente a tutte le donne che ne hanno bisogno, pratica di cui già da qualche anno usufruivano le studentesse di licei e università.

Il dibattito in Italia va avanti da tempo e si era momentaneamente arenato, almeno nelle aule, nel risultato deludente e oserei dire offensivo, del novembre 2019: la riduzione dell’IVA dal 22% al 5% solo per gli assorbenti biodegradabili e compostabili, che non solo rappresentano un misero 1% dei prodotti in commercio e sono quindi difficilmente reperibili, ma che sono scarsamente utilizzati dalle donne a causa del pessimo rapporto tra costi e benefici. Infatti, a fronte di un prezzo maggiore, la performance di questi assorbenti non è minimamente all’altezza di quella dei sintentici.

Il 25 novembre 2020, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è stata presentata (l’ennesima) proposta formale per la riduzione della tassa sugli assorbenti dal 22% al 5%, dopo che la campagna di WeWorld #FermaLaTamponTax aveva raccolto più di 450mila firme, contando sulla partecipazione trasversale di personaggi dello sport, dello spettacolo e della cultura e sul sostegno delle parlamentari che hanno dato voce alla proposta alla Camera.

Il tema, per quanto ignorato dalle istituzioni, è quanto mai sentito dall’opinione pubblica, soprattutto femminile, che, penalizzata da anni da una vera e propria violenza economica, persiste nella promozione di un cambiamento. È quasi ridicolo dover continuare a ribadirlo, data la lampante logicità della questione, ma nessuna donna ha facoltà di scelta sulle sue mestruazioni e tanto meno può fare a meno degli assorbenti, indispensabili per condurre una vita normale “in quei giorni”: come possono essere considerati un bene di lusso e quindi per definizione qualcosa di superfluo? La risposta è intuitiva. Come la soluzione al problema.

P.S. Firma la petizione cliccando qui!

2 commenti

  1. […] *Per saperne di più sull’argomento:– Dataroom di Milena Gabanelli: “Il tartufo è un bene primario, gli assorbenti no“;– European Data Journalism Network: “Iva sugli assorbenti femminili: la metà dei Paesi Ue li tratta al pari di sigarette e alcolici”;– Qualcosa di Buono: “Assorbenti a basso costo alla Statale di Milano: quand’è che aboliamo la Tampon Tax?“ […]

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